Inchiesta sui fondi del PNRR
Roma è ferma
Roma è ferma
«È tardi! È tardi». Come il Bianconiglio di Alice nel Paese delle Meraviglie, l’Italia corre orologio alla mano per terminare entro il 2026 l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Servono pianificazione, organizzazione, professionalità per “mettere a terra le risorse” e non perdere un’opportunità da 192 miliardi di euro.
Circa 10 di questi sono destinati solo al territorio di Roma e provincia, oltre un miliardo assegnato al comune di Roma Capitale per 279 progetti. Una realtà frammentata che mette insieme quartieri residenziali e periferie semi-dimenticate, accomunate da una serie di problemi.
Due anni e mezzo separano la città dalle scadenze europee e in tutta la capitale solo il 9% dei progetti è partito, senza che ci siano strumenti di monitoraggio ufficiale aggiornato e trasparente.
A inizio maggio la Segreteria per il Pnrr istituita da Roma Capitale ha confermato a Zeta il fatto che le pagine web illustrative dei dettagli dei progetti fossero ancora in costruzione e per questo non consultabili. Un mese dopo, il sindaco Gualtieri assicura il massimo impegno su questo fronte e l’apertura sul sito del comune di una «sezione specifica su cui consultare in modo chiaro e accessibile il quadro generale dei progetti, con i relativi importi e lo stato di attuazione».
Pur nella frammentazione socioeconomica della città ovunque gli ostacoli hanno lo stesso nome: mancanza di dialogo. Mancanza di dialogo fra i progetti stessi e fra i Municipi e il Campidoglio che impone dall’alto progetti spesso irrealizzabili e per cui mancano figure professionali adatte ad attuarli.
Come nel reparto R5 di Tor Bella Monaca dove la sensazione è quella di una mancanza di una figura che faccia da intermediario tra le necessità del comune e le istanze della popolazione.
Una situazione che ha confermato Raffaele Barbato, direttore del dipartimento Pnrr e della pianificazione strategica di Roma Capitale, durante il terzo incontro organizzato dall’Osservatorio civico Pnrr, che si è tenuto venerdì 12 maggio allo Spazio M3 di Roma. «Oggi siamo nella fase di progettazione, autorizzativa e di aggiudicazione dei lavori. Quindi siamo ancora in una fase di cantierizzazione dei progetti», Barbato ha evidenziato il notevole ritardo con cui stanno procedendo alcuni dei progetti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per l’area di Roma Capitale e ha posto l’attenzione anche su altre problematiche come l’assenza di un’Agenda Urbana Nazionale, che evidenzia l’eccessiva frammentazione dei bandi Pnrr.
Secondo il sindaco Roma sta rispettando tutte le tappe del piano, «già nella fase di partecipazione ai bandi, Roma Capitale ha avuto un tasso di successo vicino al 90%, sia nel rapporto tra numero di richieste e numero di domande approvate, sia all'interno dei bandi stessi. Tutti i progetti di diretta competenza di Roma Capitale hanno superato o stanno per superare la fase progettuale, molti con sostanziali progressi nelle conferenze dei servizi, altri in fase di aggiudicazione». Tra i cantieri aperti, citati da Gualtieri, anche «quelli di Villa Ada e quelli per 8 tra cinema e teatri dove si sta lavorando all’efficientamento energetico».
L’architetto Guido Ingrao, direttore tecnico dell’area progettazione di Zètema Progetto Cultura (società al 100% partecipata da Roma Capitale, ndr), conferma che fra questi si trova anche il Teatro India, con un investimento di 500mila euro. L’intervento, che riguarda la sostituzione dei fari di scena attuali con dei Led, per l’illuminazione del teatro, dovrebbe concludersi entro tre mesi. Rischia, invece, di non rispettare le scadenze e perdere il finanziamento il più grande progetto romano, quello di Cinecittà da 300 milioni di euro, per la costruzione di 13 nuovi teatri e la ristrutturazione di ulteriori quattro.
Su Roma inoltre Gualtieri parla della scelta dei progetti come «le tessere di un mosaico che, messe insieme, formano un quadro complessivo, quello della Roma di domani, che deve essere più vicina alle persone, in grado di ricucire le distanze fisiche e sociali e di creare lavoro e sviluppo di qualità. E deve farlo nel segno delle tre dimensioni fondamentali del Pnrr: transizione ecologica, transizione digitale e innovazione e inclusione sociale».
Rimane comunque la difficoltà di rintracciare il quadro complessivo nell’ambito della rete di progetti in fase di attuazione a Roma, quella Roma di domani che secondo Gualtieri va disegnata tra problemi irrisolti e nuove opportunità, «una città innovativa, verde e sostenibile che cresce e crea sviluppo, contrasta le diseguaglianze e accorcia le distanze fisiche e sociali, ed è forte della partecipazione di tutte le cittadine e i cittadini. Tutto nella cornice organica della “Città dei 15 minuti” all’insegna della prossimità e della cura dell’educazione».
Diversi progetti, infatti, si possono retrodatare almeno a dieci anni fa, come la riqualificazione del Viadotto dei Presidenti, presentata per la prima volta nel 2013 dall’attuale Municipio III.
Sembra comunque che non resti altro che aspettare. Entro il 2026 sapremo chi aveva ragione: se lo scetticismo di coloro che oggi dichiarano un ritardo nelle fasi di attuazioni dei progetti o la fiducia del sindaco che assicura la tempestività dei lavori.
Sei domande al Sindaco Gualtieri
Sindaco, come pensa di centrare la scadenza europea fissata al 2026, considerando che in due anni e mezzo sono stati avviati solo 508 progetti ed entro i prossimi due anni e mezzo bisognerebbe arrivare al totale di 2263?
C’è molta confusione su numeri, ambiti e responsabilità istituzionali coinvolte. Per quanto riguarda la diretta competenza di Roma Capitale, ci sono 279 progetti per una somma totale di oltre 1,15 miliardi, cui si aggiungono circa 250 milioni di euro di co-finanziamento ministeriale - circa 200 milioni per Tramvie - o di Roma Capitale, come i 14 milioni per un progetto PINQUA. Somme che comprendono anche 250 dei 500 milioni complessivi di Caput Mundi per i 128 interventi che vedono Roma Capitale come soggetto attuatore, nei complessivi 335 interventi su 283 siti archeologici e culturali da realizzarsi a cura di vari soggetti attuatori. Arriviamo a 2,4 miliardi di euro se si aggiungono i bandi di Città Metropolitana e di altri enti collegati che hanno comunque un impatto diretto sulla nostra città.
Tutti investiti secondo una visione organica che spazia da nuovi asili nido, nuove scuole per l’infanzia, l’ammodernamento tecnologico delle scuole, case di comunità per rafforzare l’assistenza sanitaria di prossimità, grandi interventi per la mobilità sostenibile come il rinnovo del parco autobus e le nuove ciclovie, il piano Caput Mundi, la rigenerazione urbana e il milione di alberi da piantare.
Stiamo rispettando tutte le tappe del Piano. Già nella fase di partecipazione ai bandi, Roma Capitale ha avuto un tasso di successo vicino al 90%, sia nel rapporto tra numero di richieste e numero di domande approvate, sia all'interno dei bandi stessi. Successivamente tutti i progetti di diretta competenza di Roma Capitale hanno superato o stanno per superare la fase progettuale, molti con sostanziali progressi nelle conferenze dei servizi, altri in fase di aggiudicazione.
Ci sono anche i primi cantieri aperti: quelli di Villa Ada e quelli per otto tra cinema e teatri dove si sta lavorando all’efficientamento energetico. E ci sono anche due immobili che abbiamo inaugurato nei mesi scorsi a Vitinia, per i percorsi di autonomia di dodici persone disabili. Abbiamo inoltre aggiudicato il primo tratto della tranvia TVA fino a piazza Venezia e lo stiamo per fare per asili nido e per i primi interventi di Caput Mundi.
Stiamo facendo il massimo tenendo conto delle enormi difficoltà nel reperire personale e professionalità adeguate anche se stiamo assumendo centinaia di tecnici, in gran parte dedicati. Inoltre, abbiamo riorganizzato i dipartimenti capitolini e sono state avviate convenzioni con atenei del Lazio, con Cdp, Invitalia e Demanio per rafforzare la capacità di progettazione e di esecuzione e sfruttare al meglio le risorse. Ci sono inoltre vere e proprie autorità, a partire dal Nobel Giorgio Parisi e dallo storico magistrato Francesco Greco, che ci stanno dando una mano.
Ci può spiegare con quale criterio sono stati definiti e approvati i progetti?
I progetti del nostro Piano sono come le tessere di un mosaico che, messe insieme, formano un quadro complessivo: quello della Roma di domani, che deve essere più vicina alle persone, in grado di ricucire le distanze fisiche e sociali e di creare lavoro e sviluppo di qualità. E deve farlo nel segno delle tre dimensioni fondamentali del Pnrr: transizione ecologica, transizione digitale e innovazione e inclusione sociale.
Ogni bando ha poi dei criteri tecnici specifici, a cui rispondono i progetti, ma voglio ricordare un aspetto importante: le tre dimensioni del Pnrr sono state le linee guida con le quali abbiamo riorganizzato non solo i nostri progetti per attuare direttamente il Piano ma tutta la pianificazione strategica di Roma Capitale. E per avere il massimo grado di sinergia e di integrazione dei progetti abbiamo avviato un grande processo di coordinamento con tutti i dipartimenti capitolini.
Tutto il nostro impegno per la rinascita di Roma è quindi fortemente coerente con il Pnrr e abbiamo voluto creare una cornice organica che fosse in grado di abbracciare tutte le nostre fonti di finanziamento. Abbiamo parlato spesso di Next Generation Rome: è il nostro piano complessivo – lo abbiamo presentato anche l’anno scorso alla Presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen per il rilancio della Capitale. Un’occasione storica che vogliamo cogliere al meglio contando su risorse senza precedenti tra nazionali, europee, fondi per il Giubileo e partenariati pubblico privato. Parliamo di oltre 13 miliardi di euro, oltre 18 se riusciremo a ospitare Expo 2030.
È fondamentale che le scelte e lo stato di avanzamento del Pnrr siano resi pubblici e accessibili a tutti. Cosa sta facendo e cosa pensa di fare il Comune perché questa trasparenza venga garantita?
Naturalmente tutti gli atti sono stati finora pubblicati, come avviene per qualsiasi provvedimento amministrativo, nel rispetto delle norme di legge. Dopo una prima fase di lavoro su questo tema, abbiamo aperto sul nostro sito una sezione specifica sulla quale è possibile consultare in modo chiaro e accessibile il quadro generale dei progetti, con i relativi importi e lo stato di attuazione. Mensilmente, sarà aggiornato lo stato di avanzamento di ciascuno di essi.
Finora il quadro dei progetti del Pnrr, per Roma e in tutta Italia, è stato molto dinamico. Ma è proprio questa la fase in cui uno strumento di questo tipo potrà essere più utile alla collettività.
La nostra pagina pubblica sul Pnrr sarà una parte importante del nostro sforzo per garantire la massima trasparenza e accessibilità del percorso del Pnrr per Roma, ma naturalmente non ci limiteremo a questo. La nostra Amministrazione, il Dipartimento Pianificazione Strategica e Pnrr e tutte le strutture coinvolte continueranno ad ascoltare, dialogare e collaborare con tutte le realtà e i soggetti che seguono con interesse il percorso del Pnrr. Una sfida cruciale come questa non può che essere affrontata con il massimo livello di ascolto, trasparenza e partecipazione. Siamo aperti al confronto su come fare sempre meglio, ma garantisco che il nostro impegno è e resterà fortissimo su questo.
La scelta e l’attuazione di questi progetti è volta a tamponare o risolvere problematiche che la città si porta dietro da anni oppure è sostenuta da un’idea specifica di città? Come pensa di comunicarla?
Queste dimensioni sono fortemente intrecciate, in linea con i principi con cui nasce Next Generation Eu: nel 2020 l’Europa ha reagito alla crisi economica e sociale causata dalla pandemia con il più ingente pacchetto di misure di stimolo mai finanziato nell’Unione. Un gigantesco cambio di paradigma al quale l’Italia ha contribuito: una risposta all’insegna delle politiche espansive, in modo radicalmente diverso rispetto alla crisi economica del 2007-2008, per trasformare l’Europa in direzione della sostenibilità economica e sociale, della digitalizzazione, per creare opportunità di crescita e lavoro, riducendo le diseguaglianze.
È evidente che la rotta non può che abbracciare, allo stesso tempo, le questioni insolute, le sfide di ogni giorno e le nuove dinamiche della società contemporanea e di quella del futuro.
La tesi di fondo alla base della nostra visione, è che anche la sfida dell’efficienza ordinaria dei servizi, si può vincere solo attraverso una forte trasformazione di Roma all’insegna della digitalizzazione, della transizione energetica, della coesione e della prossimità.
L’abbiamo detto fin dalla presentazione delle nostre linee programmatiche: la Roma di domani va disegnata proprio in questa tensione tra problemi irrisolti e nuove opportunità. E l’obiettivo è molto chiaro: una città innovativa, verde e sostenibile, che cresce e crea sviluppo, contrasta le diseguaglianze e accorcia le distanze fisiche e sociali ed è forte della partecipazione di tutte le cittadine e i cittadini.
In questo quadro sono centrali progetti come la rete 5G, le misure per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici e le infrastrutture sociali. Tutto nella cornice organica della “Città dei 15 minuti” all’insegna della prossimità e della cura dell’educazione.
Abbiamo raccolto indicazioni di una difficoltà nell’interlocuzione tra il Comune e gli altri enti nell’attuazione dei progetti. Perché?
Al contrario, c’è una strettissima collaborazione con gli altri livelli istituzionali, Governo e Regione, come è giusto e positivo che sia per progetti così ambiziosi e come sta avvenendo anche per il Giubileo. Con il Governo, pur tra le difficoltà comuni a tutti gli enti locali seguite alla radicale riorganizzazione della governance nazionale del Pnrr, c’è un confronto molto utile e costante, anche sul tema di un ulteriore rilancio del nostro impegno: nei mesi scorsi, ad esempio, ho scritto al Ministro Fitto per dire che Roma è pronta a spendere ulteriori 500 milioni del Pnrr per le case popolari e per l’efficientamento energetico dei licei. Per centrare gli obiettivi del Pnrr abbiamo fatto degli importanti cambiamenti per cambiare e rafforzare la nostra governance e il nostro assetto amministrativo e proseguiremo in questa direzione. Ottima la collaborazione e il coordinamento con le altre città metropolitane. Inoltre, abbiamo attivato importanti e utili convenzioni con Ater e Asl.
Questa sfida per noi è centrale. Finora abbiamo rispettato le scadenze e questo è importante ma voglio chiarire che dobbiamo uscire da una logica a volte forse un po’ burocratica sul Pnrr: la sfida è cogliere nel modo migliore questa gigantesca opportunità, utilizzandola per ricucire le diseguaglianze e accelerare sempre più la crescita sostenibile delle nostre città e del nostro Paese. Su questo obiettivo, lo ribadisco, noi siamo sempre aperti alla collaborazione di tutte le energie del mondo del lavoro, dell’impresa e della società civile. Perché è una sfida che riguarda tutte e tutti noi.
Prima del Pnrr c'è il Giubileo, nel 2025. Quali sono i progetti terminati, quali quelli avviati e qual è il programma del comune per realizzare tutti i progetti in tempo?
L’arrivo del primo Dpcm solo a gennaio 2023 ha scontato i tempi della crisi del governo Draghi e quelli di insediamento del nuovo Esecutivo. Ma adesso stiamo procedendo spediti, in pieno accordo con il Governo, la Regione e la Santa Sede, nel mettere i soldi a terra, concludere i progetti e aprire cantieri, utilizzando tutti gli strumenti anche commissariali.
È stato approvato il Decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri, che aggiorna il primo - che era di 87 interventi -,raggiugendo i 184 interventi per un totale di 2,9 miliardi più i 335 interventi previsti con i 500 milioni del Pnrr per Caput Mundi, per un totale di 3,4 mld. Nel secondo Dpcm ci saranno progetti molto importanti, come la riqualificazione delle stazioni della metro.
Qualche settimana fa ho firmato anche cinque ordinanze per rafforzare l’impegno ad accelerare sulle opere strategiche. Penso al sottovia di Piazza Pia (70 milioni di euro), con la partenza del cantiere attesa a luglio prossimo. A giugno sono anche in partenza i lavori sulla riqualificazione e l'illuminazione degli svincoli del Gra. Ma andremo veloci anche con le altre piazze contemplate nel primo Dpcm del Giubileo, a partire dall’area di Piazza dei Cinquecento a Termini e Piazza Risorgimento.
Ed è partita nei giorni scorsi tutta l’ondata di lavori sulla viabilità principale che comprenderà anche parte del territorio metropolitano e che ci poterà ad aver riqualificato l’80% della grande viabilità cittadina entro il 2025.
I PROGETTI ANALIZZATI
Cinecittà
Tor Bella Monaca - R5
Viadotto dei Presidenti
Teatro India
«L’investimento per gli studios di Cinecittà è uno dei più grandi previsti dal Pnrr e riguarda l’aumento della capacità produttiva di questi spazi del 60%»
Cinecittà
Roma Sud
Intervista a Matteo Svolacchia
Consigliere del Municipio VII
«L’investimento per gli studios di Cinecittà è uno dei più grandi previsti dal Pnrr e riguarda l’aumento della capacità produttiva di questi spazi del 60%», spiega così Matteo Svolacchia, Consigliere del VII municipio di Roma e presidente della commissione Pnrr grandi eventi del VII municipio.
Il progetto di Cinecittà riguarda sia la costruzione di 13 nuovi teatri sia l’ammodernamento di 4 teatri già presenti negli studios di Cinecittà.
«È un investimento che prevede tanti benefici per il territorio. Dalle stime iniziali si parla di 3600 unità di indotto lavorativo complessivo nonché lo sviluppo di un asset strategico del nostro Paese quale l’industria cinematografica».
L’investimento riguarderebbe non solo gli studios di Cinecittà, ma anche 60 ettari del pratone di Torre spaccata.
300 MILIONI
Torre Spaccata, un'area verde da costruire
Sull’area del pratone di Torre spaccata si è costituito l'omonimo Comitato del pratone di Torre spaccata che da anni ne chiede la bonifica e una nuova fruibilità.
Il pratone, in seguito ai provvedimenti del Pnrr, cambierà finalmente forma e i cittadini si augurano di vederlo trasformato in area verde, motivo per cui hanno già presentato una mozione di iniziativa popolare per richiedere una variazione del piano regolatore.
«Il problema è che da piano regolatore quell’area non è catalogata come area verde, quindi l’amministrazione dovrebbe innanzitutto procedere a una modifica del piano regolatore e acquisire quell’area o pagando gli oneri edificatori privati che sono previsti sulla stessa oppure attuando lo strumento della compensazione ossia prevedere un equivalente di quell’area per permettere che gli stessi diritti edificatori vengano garantiti non sull’area del pratone di Torre spaccata, ma in un’altra zona del piano regolatore», spiega Svolacchia.
Pnrr, rischi e difficoltà a Roma Sud
«C’è una difficoltà generale nel Pnrr. È molto complicata la messa a terra di così tanti investimenti. Le strutture pubbliche sono state depotenziate sia a livello di personale che a livello di strumenti.
Roma ha gestito il Pnrr con la fretta data dall’emergenza sanitaria da Covid-19. Per non parlare delle attuali sfide poste dalla guerra in Ucraina. «La messa a terra di questi progetti, oggi si scontra con un innalzamento dei prezzi dovuta alla guerra tra Russia e Ucraina. È presumibile che le risorse che erano state stanziate per determinati progetti oggi non siano più sufficienti».
Attualmente il governo sta tentando di rivedere i target che si era prefissato durante la pandemia. «Il ministro Fitto sta tentando di spostare le scadenze al 2026 e fissare entro il 2026 esclusivamente la cessione dei terreni da parte di cassa depositi e prestiti. Oggi ciò che è stato più volte affermato è che con lo schema di avanzamento dei lavori rischiamo di perdere il finanziamento».
L’elemento di ulteriore difficoltà per Cinecittà è che il soggetto attuatore non è il comune di Roma, ma è Cinecittà S.p.a., che secondo il suo ufficio stampa «lavora senza alcun ritardo e con un piano di bilancio che va ben oltre le opere del Pnrr». Qualsiasi possibile ritardo, riporta l’azienda, ha la sola origine del contenzioso per l’acquisto dei terreni di proprietà dell’agenzia statale Cassa Depositi e Prestiti. L'approvazione definitiva ha però bisogno anche dalla firma del Ministero dell’Economia che, al momento, ha già raggiunto i tre mesi di ritardo.
«Non credo che stia passando in secondo piano un dovere di trasparenza delle amministrazioni pubbliche. Tutte le amministrazioni pubbliche stanno soffrendo un problema di fretta estrema che comprime i meccanismi di partecipazione. Lo sforzo che stiamo facendo noi è convocare in audizione tutte le strutture pubbliche relative ai finanziamenti ricadenti nel Municipio VII in modo che la parte politica in Commissione, o tramite la trasmissione delle informazioni, si riesca a creare una corretta e trasparente partecipazione democratica».
Tor Bella Monaca
Roma Est
Su Tor Bella Monaca "piove" il Pnrr
«Dell’attuazione materiale dei progetti del PNRR se ne occupa Roma Capitale, a noi è stato chiesto solo un supporto per il censimento delle persone. Dei progetti a volte veniamo a sapere dai giornali» così Nicola Franco, presidente del municipio VI, quello che comprende Tor Bella Monaca. Per il quadrante est della città sono stati destinati quasi 81 milioni di fondi. Uno dei focus del PNRR è la realizzazione di nuove strutture di edilizia residenziale e la rigenerazione degli spazi pubblici, mirando a ridurre le difficoltà abitative e a migliorare la qualità della vita dei cittadini. L'obiettivo finale è la realizzazione di 10.000 unità abitative, attraverso ristrutturazioni e riqualificazioni, e 800.000 metri quadrati di spazi pubblici entro il primo trimestre del 2026. Un target che con le giuste sinergie, adeguate conoscenze preliminari e un’efficiente organizzazione sarebbe tutt’altro che irrealizzabile. Una delle criticità che ostacola la realizzazione del piano in questo settore della Capitale sta però nel fatto che il Comune sembra non avere idea delle specificità del territorio. «I dirigenti del Comune non sanno nemmeno la tipologia delle famiglie che ci vivono», commenta Franco. In tutto il quartiere, al momento, il 65% dei 970 interventi previsti vede in corso le procedure di aggiudicazione o di avvio dei bandi di gara da parte dei soggetti attuatori. Soltanto il 7% dei progetti è già in fase di esecuzione lavori, mentre il 28% si trova nella fase di progettazione, con l'aggiudicazione dei contratti prevista entro dicembre 2023.
Tra i progetti più importanti , per cui sono stanziati oltre 50 milioni di euro, c’è il Pinqua, il progetto di riqualificazione delle aree di edilizia popolare di Tor Bella monaca, che, solo in teoria, si trova nella fase di realizzazione. Ma il presidente Franco racconta di un’attuazione che potrebbe presto rimanere arenata senza le dovute precauzioni. «Nel Pinqua a piano terra e primo piano gli appartamenti presenti dovranno diventare negozi e uffici. A lavori terminati queste persone verranno ricollocate in una palazzina nuova al centro della piazza. Il problema è che nel mentre va trovato loro un alloggio durante il cantiere che terminerà nel 2027. I progetti già ci sono, le gare sono state già fatte e c’è una ditta assegnataria. Ma il censimento è ancora da completare e i cantieri non inizieranno prima di novembre».
Un ritardo su una data che avrebbe già dovuto vedere gli operai al lavoro e che rischia di slittare ancora proprio per quella mancata comprensione della realtà sociale da parte del Comune e del coordinamento con il Municipio. «Con noi sono state fatte solo due riunioni a febbraio/marzo 2023. Nel primo incontro in cui ci è stato spiegato il progetto nei dettagli io ho espresso iniziale contrarietà perché si era pensato di fare l’informativa ai cittadini senza coinvolgere la prefettura. Parliamo della piazza di spaccio più grande d'Europa, dove comandano 14 clan mafiosi e c’è un’alta percentuale di abusivismo. Non possiamo semplicemente dire "andate e poi vi ridiamo casa nuova"». Secondo il Comune, però, la scarsa frequenza delle riunioni non è causa di ritardi: «Ai progetti lavorano tecnici e responsabili, altrimenti diventa una cosa tutta politica”, dichiara l’ufficio stampa dell'assessorato al Patrimonio e alle Politiche abitative del Comune di Roma, evidenziando come la gestione del Pnrr assomigli più a una catena che non a un collegio, in cui la messa a terra effettiva dei progetti spetta poi alle imprese sotto il controllo dell’autorità pubblica.
Dopo gli scarsi risultati degli approcci iniziali, il Comune è comunque tornato sui suoi passi e ha coinvolto la prefettura e l’amministrazione municipale, che però è rimasta scettica sulle tempistiche previste: «Parliamo di 110 famiglie che vanno portate fuori, ma bisogna anche capire di quante persone si tratta, quali sono gli abitanti abusivi e quelli che hanno diritto, quali scelte fare per recuperare eventualmente anche gli abusivi. Devi trovare alloggi liberi e sei mesi non bastano. Se fai la prima riunione a febbraio, basandoti su esperienze di altre città, e pensi di partire col cantiere a luglio, semplicemente non hai capito di cosa stai parlando. Va valutato prima di tutto se tutte le persone sgomberate possono restare nel Municipio VI. Ad esempio, se ci sono bambini che vanno a scuola e fanno sport nel quartiere non li puoi allontanare».
La differenza tra abitanti regolari e abusivi è cruciale, perché la presenza dei secondi è legata a doppio filo all’alto tasso di criminalità della zona, problematica di cui anche l’amministrazione comunale è ben conscia. Se l’abitante regolare non vede l’ora che la propria casa e il proprio quartiere vengano riqualificati, l’abusivo che gestisce le piazze di spaccio non vuole che la situazione muti perchè fa comodo avere una zona buia, con facili vie di fuga a lontano dal controllo delle autorità. Ad aprile, data dell’ultimo aggiornamento ricevuto dal municipio, erano stati trovati appartamenti per circa la metà famiglie coinvolte in case ERP (le cosiddette case popolari).
Sport e scienza: le speranze della nuova Tor Vergata
Se a Tor Bella Monaca, pur nelle varie difficoltà, Comune e Municipio sono allineati sugli obiettivi, il discorso è diverso per Tor Vergata Calatrava, dove le proposte sono diverse. Il progetto di riqualificazione della Giunta Gualtieri prevede la realizzazione di una nuova Città dello Sport, con un gran numero di impianti e strutture ricreative. «Il nostro progetto è più ambizioso», spiega Franco: «Intendiamo realizzare un tecnopolo di biotecnologie in grado di creare 11mila posti di lavoro nella zona. A maggio abbiamo svolto una giornata presso la sede dell’università di Tor Vergata di Villa Mondragone per presentare la nostra visione alla presenza dei ministri Schillaci e Sangiuliano. L’appello è rimasto inascoltato, ma faremo una nuova presentazione degli interventi alla Camera dei Deputati insieme ai 12 enti coinvolti, tra cui Bankitalia e l'Università di Tor Vergata. Le scelte, però, spettano al sindaco che è commissario straordinario per il Pnrr e Il Giubileo», chiosa Franco con un filo di disillusione. Ciò che rende ancora più frustrante la sordità del Campidoglio è il fatto che i progetti della giunta in quest’area non ci sono ancora progetti ufficiali, mentre la controposta del Municipio sarebbe già pronta a partire.
Secondo lo stato di attuazione, alla data del 31 marzo 2023, su carta non si rilevano criticità significative che possano compromettere il raggiungimento degli obiettivi prefissati, ma sul terreno «non è ancora partito un euro di cantiere» e la scadenza del 2026, per ora ancora a portata, rischia di essere compromessa. Secondo Roma Capitale è però troppo presto per parlare: «Per valutare bene i tempi bisogna arrivare a ridosso dei tempi previsti per la conclusione del progetto. Anche se ora non si vedono i cantieri non vuol dire che non si stia lavorando o che si sia in ritardo. Se dopo il 2026 l’edificio ancora non c’è allora si potrà dire che siamo in ritardo e i soldi del PNRR verranno persi».
Occupazione e spaccio
Nessuna innovazione senza strategia
Viadotto dei Presidenti
Roma Nord
La rinascita sostenibile del Viadotto dei Presidenti
«È nato come una tesi di laurea». Paolo Emilio Marchionne, presidente del III Municipio di Roma, ripercorre la storia di uno dei progetti attivi sulla sua zona di competenza che dovranno essere realizzati con i fondi del Pnrr. La vicenda della riqualificazione del Viadotto dei Presidenti inizia dieci anni fa, nel 2013, quando un progetto fu presentato con il nome Greenapsi da due giovani architetti, Massimiliano Foffo e Alessandro Lungo che avevano l’ambizione di promuovere la connessione sostenibile tra le diverse parti della città attraverso la riqualificazione di un’opera finita in stato di abbandono prima ancora di essere terminata.
Dietro la loro idea di riqualificazione c’era la concezione della città come un cervello che funziona attraverso la connessione delle sinapsi: allo stesso modo, secondo i giovani architetti, una città funziona meglio quando adeguatamente collegata. Di qui deriva anche il nome greenapsi che tiene insieme quella concezione di città e la convinzione dell’importanza della mobilità sostenibile dal punto di vista ambientale.
La costruzione del Viadotto dei Presidenti, infatti, era iniziata negli anni ’90. L’opera avrebbe dovuto collegare Roma nord con Roma sud, Saxa Rubra a Laurentina. Così non è mai stato e l’opera giace incompleta, inutilizzata e ormai in stato di abbandono. Foffo e Lungo, cresciuti nella parte della città dove sorge il Viadotto, hanno utilizzato i propri studi per pensare un modo nuovo di riutilizzare uno spazio, metterlo al servizio della città, usare il Viadotto per collegare cittadini, come doveva essere fin dall’inizio, ma in un modo che fosse anche sostenibile per l’ambiente.
Questo progetti di mobilità sostenibile fu apprezzato ma mai realizzato anche se già nel 2013 aveva attirato l’interesse del III Municipio che aveva chiesto al dipartimento mobilità la realizzazione del progetto per una pista ciclabile: oggi la sua realizzazione potrebbe davvero avvenire grazie ai fondi europei del Pnrr.
«La nuova pista ciclabile dovrebbe essere lunga circa due chilometri da Via della Bufalotta fino a Via Maria Bettini. L’intero tratto del viadotto è lungo tre chilometri, quindi il recupero dovrebbe interessare solo la prima parte». Secondo il presidente del municipio Marchionne il progetto è stato recuperato nel momento in cui si sono resi disponibili i fondi europei stanziati per il dopo pandemia, ma la responsabilità per la sua realizzazione prescinde dai municipi in cui questi cantieri dovranno aprire. «I municipi propongono i progetti. Noi non facciamo stazione appaltante né direzione sui lavori. Il primo interlocutore dell’Europa nella distribuzione dei fondi è il governo, con i diversi ministeri competenti, che a sua volta si rapporta con i diversi comuni, in questo caso con Roma capitale».
I lavori di riqualificazione del Viadotto dei Presidenti, come di realizzazione degli altri progetti previsti nell’ambito del terzo municipio, non sono ancora iniziati, ma la progressione dell’iter di approvazione e avvio delle attività legate ai fondi formalmente sta rispettando i tempi previsti.
«Adesso verrà indetta la conferenza dei servizi. Ci sono due gruppi di progetti: uno che deve completare a breve i propri lavori che devono essere eseguiti entro il 2023, l’altro gruppo comprende gli interventi che devono essere completati entro il 2026. Il Viadotto dei Presidenti rientra in questo secondo gruppo. Per loro si riunirà la conferenza dei servizi che entro il 2023 confermerà definitivamente i progetti dando avvio alla fase esecutiva».
Il giudizio sull’efficienza del comune di Roma riguardo all’attuazione dei progetti del Pnrr sembra quindi per il momento sospeso, in trepidante attesa del 2026.
Teatro India
Roma Ovest
Una nuova giovinezza per il Teatro India
Considerato uno dei teatri più giovani di Roma, nonché uno dei luoghi di riferimento del quartiere Ostiense, il Teatro India nasce nel 1999 in seguito alla rivoluzionaria trasformazione dell’ex complesso industriale Mira Lanza, storica azienda produttrice di saponi e detersivi che chiude i battenti nel 1989, lasciandosi alle spalle uno stabilimento industriale abbandonato e decadente che, grazie all’architetto Giulio Filippucci e all’allora direttore artistico del Teatro Argentina Mario Martone, diventa la culla del teatro contemporaneo romano.
Membro della fondazione Teatro di Roma insieme ai teatri Argentina e Torlonia, a partire dal maggio 2023 il Teatro India è una delle strutture protagoniste del progetto di miglioramento dell’efficienza energetica previsto dalla Missione 1 del Pnrr. Con uno stanziamento di 500mila euro, il progetto consiste nel rinnovo degli impianti di illuminazione teatrale attraverso «la sostituzione degli apparecchi vecchi con altrettanti nuovi a LED, al fine di ottimizzare i consumi» commenta l’architetto Guido Ingrao, direttore tecnico dell’area progettazione di Zètema Progetto Cultura, società al 100% partecipata da Roma Capitale.
L’opera di ristrutturazione non prevede interventi invasivi né ai canali di aerazione del teatro né all’impianto elettrico e per questo «i lavori termineranno entro la prima settimana di settembre» aggiunge Ingrao. Tuttavia, l’architetto e il suo team hanno rilevato alcune problematiche legate non solo «alla vetustà dell'edificio, ma soprattutto al finanziamento che non copre tutte le opere necessarie all'efficientamento energetico complessivo della struttura», per cui risulta complicato rendere compatibile l’infrastruttura ormai datata e le sue tecnologie, ormai superate, con le nuove apparecchiature.
Se è vero che le risorse stanziate dal Pnrr per il miglioramento energetico del Teatro India sono solo un primo passo verso un cambiamento strutturale più ampio, «il processo di riqualificazione richiede un impegno economico ben più ingente» conclude l’architetto Ingrao.
Roma è ferma
Certo, Roma non è ferma su tutto, ma il rischio di perdere i finanziamenti e l’ulteriore spostamento in avanti delle scadenze per il PNRR preoccupano e complicano la situazione. Per quanto si debba tener presente che Roma sta attualmente affrontando la sfida del Giubileo del 2025 e la candidatura a Expo 2030, nessuna delle due può essere una giustificazione al freno dell’attuale situazione.